una riflessione in un giorno speciale -per gli altri, non per me che del natale me ne batto da decenni il cazzo – su quello che significa “sistema di valori”.
La verità non ha niente a che fare con la morale.
immancabilmente, di fronte alle foto di Anis Amri, del suo cadavere, e del risultato di quello che ci dicono essere un ultimo, estremo scontro a fuoco, una resa dei conti molto western a pochi km dal Duomo di Milano, si scatena la solita rissa social fra “buonisti” e “forcaioli” con tutte le casistiche intermedie.
qui mi preme far notare come la questione “giustizia” e quindi “verità” – poiché la verità è presupposto costitutivo di ogni giustizia – sia mal posta. tutto dipende semplicemente dalle coordinate, dai confini del territorio morale e valoriale che condividiamo, o affermiamo di condividere.
in primo luogo un dato filosofico, spesso scomodo, spiacevole, ma serio:
La verità non ha niente a che fare con la morale.
La verità è soltanto la corrispondenza precisa fra una enunciazione e un fatto. Se dico che domani a Viareggio il sole sorgerà alle ore 07:52 ora locale e tramonterà alle 16:47, dico una verità fattuale relativa alla posizione astronomica del sole, certa e misurabile, verificabile da chiunque. Il fatto oggetto di verità può essere relazionato con la nostra morale, le nostre aspettative, i nostri desideri, le nostre speranze e ogni altra opinione, in vario modo, ma resta un fatto e fintanto che la sua enunciazione gli corrisponde, essa è “vera”.
che Amri sia stato l’assassino dentro al tir in Germania è ben altra faccenda, che spetterebbe semmai a un dibattimento giudiziario. personalmente vi dico che ho scarsa fiducia nella capacità di un tribunale umano di esprimere una qualsivoglia verità…
figuratevi se – per adesso – Amri è dichiarato colpevole dai giornalisti.
categoria in cui ripongo meno fiducia di quanta non ripongo nella merda dentro la lettiera dei miei gatti.
il resto, come diceva Nietzsche, sono solo interpretazioni,
l’unico fatto è che nella foto c’è un cadavere e il cadavere è quello di questo signore (probabilmente).
come sia morto è versione che ci è stata fornita dai suoi stessi esecutori. possiamo credere loro o no, qui sta la nostra libertà di opinione e di giudizio, l’unico fatto è che della sua morte abbiamo una versione fornita da certe persone tal quale quella divulgata dai giornali.
un’altra certezza elementare, è che i morti non parlano. quindi Amri non potrà confermare o smentire alcunché, non potrà più proclamarsi innocente o fiero martire della propria personale jihad.
il resto, come diceva Nietzsche, sono solo interpretazioni, oh beh Nietzsche lo diceva anche per i “fatti” in toto, io sarei meno totalitario di lui (per me esistono i fatti, ma hanno un campo estremamente limitato a quello che chiamiamo mondo fisico e fenomeni fisici).
ora è chiaro che nei mondi delle interpretazioni l’unica legge che dovrebbe valere è quella della coerenza, coerenza con i limiti morali e con i convincimenti personali di ciascuno. c’è quindi chi ritiene giusto che il tipo sia stato ucciso perché reagiva a dei poliziotti; chi ritiene giusto che sia morto perché semplicemente “È un terrorista di merda e con questi ci vuole la pena di morte.”; chi ritiene la sua uccisione un’esecuzione extragiudiziale e un errore strategico e obiettivo (io fra questi); chi ritiene la sua uccisione un’ingiustizia lesiva del diritto di ciascuno a un processo equo e a una pena fra quelle previste dalla legge (per inciso va detto che la legge contempla l’uccisione di chi si oppone con le armi agli agenti).
Quando spari in faccia a qualcuno non esiste la verità, esiste solo la potenza.
queste sono solo interpretazioni, legate a premesse e valori del tutto opinabili, personali, e per sé impossibili da deliberarsi come più o meno vere, più o meno lecite. si tratta qui non di verità, ma di potere, di potenza. e quindi di volontà, radice della potenza. anche Nietzschianamente parlando. lo è anche il mio punto di vista, puramente strategico, non essendo io certo della colpevolezza di Amri.
cercare la giustizia o la verità in una guerra è come cercare diamanti frugando nella merda dei cani.
lo stesso può dirsi dei poliziotti che lo avrebbero ucciso. Quando spari in faccia a qualcuno non esiste la verità, esiste solo la potenza. Puoi farlo e lo fai. Cosa che vale per il terrorista come per il poliziotto. Il potere di vita e di morte non è un fatto di verità e/o giustizia, è solamente una scelta di volontà che diventa fatto nella misura in cui è possibile portarla a effetto (il “poter” farlo davvero), non parlo dunque della “potenza” aristotelica come possibilità. il resto è sempre una questione di “potere”, il mio diritto contro il tuo diritto, la mia giustizia occidentale contro la tua Sharia, il mio voler vendicarmi contro il tuo voler vendicarmi. parlandoci chiaro, le guerre umane, e questa storia di tir, mercatini di Natale, presunti o veri asssassini in fuga per l’Europa senza frontiere (come i giochi della nostra infanzia) è una delle manifestazioni della guerra. cercare la giustizia o la verità in una guerra è come cercare diamanti nella merda dei cani. la guerra è per sé un atto di arbitrio e volontà, e ovviamente di terrore. con la giustizia e il vero essa non ha un cazzo a che fare. e se qualche corrispondenza c’è fra chi ha colpa e chi crepa essa è, come nei film, un fatto puramente casuale, ma dei film – va detto – noi preferiamo non le avvertenze ma la narrazione, l’invenzione, le illusioni, come l’illusione di essere “buoni” vs. “cattivi”.
anche questa una questione di potere e volontà, non di verità o giustizia.